chi vive la depressione “tipica” la vive come una condizione abnorme, ma con un suo “senso”, come se non avesse senso provare a cambiare le cose. La mancanza di speranza, il pessimismo sono neutralizzate dalla passività, dalla tendenza a rifiutare o non cogliere le occasioni, la sfiducia generalizzata e a volte dalle idee di colpa, inadeguatezza e rovina. Insomma, il depresso classico non si “vede” depresso ma si vede soltanto disgraziato, in una maniera che gli sembra sensata, meritata o comunque impossibile da cambiare. Ciò che spesso “muove” il depresso nella sua ricerca di aiuto è la parte ansiosa, e non spera di poter star meglio oltre l’eliminazione dell’ansia.
Quando la depressione è di tipo bipolare le cose si complicano.Di solito ci si presenta come “depressi”, “depressi cronici”, cioè non si vedono e non si ritiene di riferire la parte eccitatoria del disturbo. L’eccitabilità è riferita come “ansia” quando l’umore è basso, mentre quando l’umore è alto non è riferita poiché identificata con una condizione normale, cioè desiderabile e gratificante, o comunque di migliore spinta vitale.